Tratto dalla rubrica:

L'esperto di Spa risponde

Suite Benessere N. 15
Esperto risponde suite benessere 15

Doccia emozionale in casa?

Uccio di Caltagirone (CT) chiede: Egregio Daniele Cantoni posseggo una villetta con taverna e garage poco utilizzati; con mia moglie abbiamo deciso di trasformarli in un piccolo angolo benessere, abbiamo già le idee chiare riguardo alla sauna e il bagno turco (abbiamo letto il suo articolo del precedente numero), vorremmo sapere qualcosa riguardo alle docce emozionali ed altri sistemi analoghi. Grazie.

La risposta dell’esperto di Spa

Il termine “docce emozionali” è spesso utilizzato nel nostro settore per identificare uno o più effetti d’acqua, che con luci profumi e suoni creano per l’appunto piacevoli sensazioni/emozioni. Le più conosciute sono:

Nebbia fredda: è una pioggerellina micronizzata fresca, con la profumazione alla menta, da abbinare con una luce verde/blu.

Pioggia tropicale: sono delle gocce grosse e calde, con una profumazione tropicale (maracuja), da abbinare con una luce arancio.

Doccia a lama: è una larga fessura d’acqua che come una soffice cascata procura un piacevole massaggio sulle zone di contatto.

Temporale estivo: è dato da un gran numero di gocce molto grosse che cadono dal soffitto ricreando un effetto del tutto simile alla perturbazione estiva.

Wasser paradise: è un percorso (spesso ad U), che raggruppa innumerevoli effetti temporizzati in una sequenza che crea una piacevole sorpresa ad ogni passo. L’abbinamento al bagno di calore per alcuni di questi effetti d’acqua è molto indicato per creare un buon effetto reazione, e per potersi piacevolmente rinfrescare nei periodi caldi, tipici della latitudine da cui ci scrive.


Cosa sono i massaggi ayurvedici?

Greta di Zerobranco (TV) chiede: Sono stata in un centro dove praticavano massaggi ayurvedici, e ho sentito parlare dei Marma, fino ad oggi avevo sempre e solo sentito parlare dei punti Chakra. Mi può spiegare cosa sono e a cosa servono?

La risposta dell’esperto di Spa

Con il termine “Chakra” viene molto spesso, ed erroneamente, attribuito il concetto di “Marma”. Quest’ultimo termine appartiene alla tradizione ayurveda e indica i centri energetici, punti anatomici di riflesso. I Marma più importanti sono 107. Essi sono attivati dal prana (energia vitale) che li raggiunge attraverso le Nadi (canali sottili). Immaginate un grande pianista, che con una precisa sequenza di pressioni sui tasti, riesce ad ottenere una musica soave; lo stesso succede quando un bravo operatore, attraverso una studiata sequenza di pressioni dei punti Marma, può riequilibrare il flusso pranico e farci tornare in perfetta armonia con noi stessi, e quindi con l’universo.


Centro benessere con gestione esterna?

Nicola chiede: Dirigo per conto di un gruppo internazionale due hotel in una città turistica. In uno stiamo terminando la costruzione di un bellissimo centro benessere di 350 mq. con zona attesa, area umida, zona estetica, zona docce e idromassaggi, palestra ed una grande zona relax. Stiamo valutando l’opportunità di dare l’area in gestione ad un gruppo esterno, dobbiamo inoltre decidere un’eventuale apertura agli esterni e se far entrare uomini e donne insieme. Vorrei avere un parere dal Vostro esperto e qualche consiglio per l’imminente realizzazione nel secondo hotel. Grazie.

La risposta dell’esperto di Spa

Egregio direttore, si immagini di doversi comprare un abito, e di incaricare un suo amico dell’acquisto senza comunicargli la taglia o dirgli se lo userà per una cerimonia estiva o per un appuntamento informale invernale. Con molta probabilità diventerà proprietario di un abito che per usarlo, dovrà far adattare alle sue misure ed esigenze. La stessa cosa succede per un centro benessere che non sia stato progettato e realizzato su “taglie” esistenti ed “obiettivi” futuri.

Questo per affermarle che non esistono gruppi esterni che possano avere una loro metodologia che “calzi” perfettamente con un centro già costruito, dovranno sicuramente adattarsi, perdendo parte della loro forza, e trascurando alcune zone già esistenti del centro; inoltre spesso in questi casi la clientela si accorge di avere a che fare con un’appendice non perfettamente integrata nel sistema. Per quanto riguarda l’apertura agli esterni (che personalmente consiglio quasi sempre) e la promiscuità, fanno parte di quelle “taglie” che vanno decise prima della progettazione perché modificano profondamente spazi, percorsi e tecnologie, ad esempio noto nel suo elenco che non sono previsti degli spogliatoi, punto di partenza per la decisione “clienti esterni”.

Sulla promiscuità salvo che non sia stato previsto un percorso separato, vi consiglio di prevedere nelle aree umide l’entrata con l’obbligo del costume (il nudo è più igienico ma poco tollerato in gran parte d’Italia) e prevedere una giornata da dedicare in esclusiva ad ogni sesso senza l’obbligo del costume, altra possibilità (più complessa) è la gestione ad orari separati che va studiata con un’attenta analisi della clientela e dei flussi della città. Non avendo dati come: città, numero di camere, clientela esistente ecc. non mi sento di darle ulteriori consigli se non quello che per l’imminente realizzazione del secondo hotel, sarà bene analizzare con il professionista che vi segue questi ed altri punti prima della progettazione.


La nazionalità dei clienti è importante?

Vania di Venezia chiede: Egregio Daniele Cantoni vorrei sapere se la nazionalità della clientela può influire sulla progettazione di una zona benessere, poiché il nostro albergo (nonostante l’undici settembre) è frequentato per 80% da americani. Gradiremmo qualche suggerimento. Grazie.

La risposta dell’esperto di Spa

La nazionalità della clientela esistente è uno dei parametri fondamentali nella progettazione dell’area benessere. Nel suo caso specifico, gli americani amano l’acqua e tutti i servizi legati a questo elemento: immaginando serie difficoltà nella realizzazione di una spaziosa piscina nella sua città, opterei per una serie d’idromassaggi singoli e di gruppo, abbinati a percorsi acquatici a parete, prevedrei inoltre l’inserimento nella zona beauty di vasche flottanti per il rilassamento, e massaggi con l’acqua (molto usati in America) come il wet table. Il tutto con quel tocco italiano che loro ricercano ovunque.


Area benessere in hotel?

Un abergatore chiede: Egregio Dott. Cantoni siamo una famiglia di albergatori di una conosciuta stazione termale dell’Italia del nord, stiamo valutando la possibilità di inserire un’area benessere nel nostro hotel. Ci siamo rivolti ad un amico architetto, il quale ci ha presentato un progetto con poca personalità, e alla domanda ma quanto rende, ha risposto che non ne aveva la più pallida idea. Vorremmo sapere a chi ci potremmo rivolgere e se ha qualche suggerimento da darci. Grazie.

La risposta dell’esperto di Spa

Caro Signor Albergatore, la sua è una problematica che mi è frequentemente riproposta da molti suoi colleghi. Mi permetta di difendere il suo architetto perché, la “poca personalità” potrebbe essere determinata da difficoltà tecnico/strutturali, e non è di certo il suo ruolo analizzarne la resa. Quindi, se avete le idee ben chiare vi consiglio di rivolgervi ad un’azienda specializzata del settore Spa, facendo molta attenzione perché quelle serie e con esperienza, in Italia si contano sulle dita di una mano. Se invece volete capire quale è la cosa più conveniente per la vostra struttura vi consiglio di interpellare un esperto consulente del settore Spa, che con un analisi iniziale vi potrà organizzare un progetto adatto alle vostre esigenze, tenendo conto di fattori esistenti e soprattutto degli obiettivi da raggiungere, oltre a stilare un business plan che tenga conto di tutto (dal costo del personale all’incidenza dei prodotti ecc…) permettendovi così di poter fare un investimento nella massima tranquillità.

Per quanto riguarda i suggerimenti non conoscendo nulla della vostra struttura non sono in grado di scendere in particolari, con l’unico riferimento in mio possesso (stazione termale), vi posso dire che un anno fa fui incaricato di fare una consulenza per conto dell’ente che gestiva una famosa stazione termale, e che come molte altre stava tentando di spostarsi da un’immagine tipicamente curativa ad una più legata al benessere; lo scoglio più duro nel raggiungimento dell’obiettivo fu convincere gli albergatori della zona che facevano parte di un’unica squadra, e che con le sole individualità difficilmente avrebbero vinto la sfida del mercato.

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